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cromemi percettivi dell’atmosfera
dinamica
Da un nucleo epicentrico
Risari sviluppa rotatoriamente forme elementari
cromescenti.
Il colore appare dematerializzato in una atmosfera
luminosa, dinamica e pulsante, otticamente
segnaletica.
Questi cromami si autogenerano da una sistematica
distribuzione delle tonalità organizzate in campi
vibratili con percezione di trasparenza spaziale
secondo il metodo sottrattivo che dalla chiarezza
ascende alla saturazione.
Sono metamorfosi cromodinamiche che non si
identificano con una semplice traduzione del
percepito, come attività puramente preparatoria e
non problematica, ma delimitano l’insieme
spazio-temporale evidenziandone la situazione
caratteristica.
Così la pittura di Risari non risulta uno schema
descrittivo momentaneo, ma può pretendere una
maggiore validità espressiva.
Come fenomeni di dispersione cromatica, cioè di
apparizioni di colori nell’area non dipinta, dove
si manifestano per irradiazione, i cromami di
Piero Risari presuppongono un tempo di
osservazione attraverso il quale il colore,
dematerializzato in atmosfera dinamica, è
percepibile in termini di gradualità ottica.
Le dislocazioni epicentriche delle forme
privilegiate da Risari entrano otticamente in
vibrazione, vi si formano zone indifferenti e zone
sensibili.
In questa pittura, spogliata da riferimenti
intuitivi, ogni incidente soggettivo è escluso,
mentre le progressioni e le permutazioni si
sviluppano con rigore sistematico.
Nelle ricerche sulla rotazione del quadrato, che
datano dal 1974, Risari raggiunge i limiti estremi
dell’equilibrio tonale, evidenziando fenomeni di
accelerazione ottica che suscitano movimenti
consecutivi (after image) di tutto campo visivo.
La più recente pittura di Risari sviluppa una
precisa conoscenza dei problemi della percezione
visiva, dell’ambiguità visuale, proponendosi di
intervenire sulle strutture reticolari e sulla
compenetrazione cromovisiva, per graduazione di
saturazione ottica, di sequenze triangolari.
L’ordito modulare di Risari assume implicazioni di
intensità, luminosità e saturazione cromatica, che
ne favorisce una percezione indipendente
dall’angolo di incidenza della luce.
Queste griglie virtualmente testurate assumono
ruolo di rapporto infinito, di ripetizione a
intervalli spaziali costanti.
Sono sistemi di progressioni strutturali unitarie,
di apparenza aritmetica più che matematica, dove i
colori risultano impiegati attraverso serie
sistematizzate.
Le susseguente modulari adottate da Risari perdono
la propria individualità incorporandosi all’entità
formale generale come particelle che la
costituiscono e non assumono altra funzione
denotativa oltre a quella di elemento o componente
del tutto.
Un fattore indispensabile alla determinazione
percettiva del campo-atmosfera cromovirtuale del
dipinto è, appunto, la carenza di significati
formali parziali, propri, intrinseci, delle
microunità che si ripetono.
Per effetto di ripetizione regolare il significato
individuale di ogni parte-settore deve fondersi
con il tutto per produrre un significato-valore
cromotestuale generale.
Nelle pitture ultime di Risari ogni elemento
modulare non denota significati individuali ma il
ruolo che assume nel contesto strutturale
generale.
I cromemi di Risari sono situazioni visuali dove
si verifica una trasformazione dell’immagine
basilare per integrazione del movimento virtuale e
del tempo reale.
Una pittura che formalmente identifica
l’antecedente con il conseguente nell’attenta
disposizione degli indici di luminosità dei
diversi colori impiegati e negli accordi
consonanti degli eventi cromatici suscitati.
Il campo visivo progettato da Risari realizza,
talvolta, stati di armonia assonante intesa come
una larga scala armonizzata di accordi multipli in
cui i valori tonali si equivalgono a livello di
saturazione e creano, per somiglianza o
approssimazione strutturale, un accordo tonico
valorizzato dall’organizzazione e dalla qualità
degli altri accordi che funzionano come colore
dominante e di passaggio.
Le relazioni formali di Risari vengono percepite
in ragione di una differenza di colore o di
luminosità dei campi che le definiscono.
L’orientamento lineare delle pitture di Risari, il
loro dislocamento nello spazio, talvolta la loro
trasformazione formale, determinano un movimento
virtuale di tutto il campo visivo.
Partendo dalla mutua azione di contrasto
simultaneo che un colore esercita sull’altro, il
fenomeno delle vibrazioni e crepitazioni luminose
evidenziate da Risari si afferma sequenzialmente
involgendo tutti i colori che dalle varie forme
partecipano alla totalità dell’area cromemica.
Anche troppo soavi, le gradualità cromatiche delle
trasparenze proposte da Risari presentano uguale
proporzione degli intervalli, così come le tre
variazioni percettive (formato, densità e
direzionalità) sono funzione di due varianti
metriche: estensione degli elementi, estensione
degli intervalli.
La strutturazione delle superfici dipinte da
Risari si svolge in condizioni di regolarità,
mentre i colori si denaturano progressivamente
verso l’epicentro visivo, creando scale di
posizionamento tensivo dei settori formali in
susseguenza modulare di ripetizione e
allineamento.
Risari sviluppa, oggi, progressioni policrome dove
nell’elaborazione della superficie ogni elemento
intrattiene un rapporto logico con l’insieme.
Il meccanismo di percezione delle immagini
contestuali di Risari si avvale di sistemi
combinatori e permutazionali di rigorosa
programmazione e misura.
Epistemi della gradualità cromatica e luminosa, le
pitture di Piero Risari possono collocarsi fra i
contributi più determinati della nuova hard edge
nell’ambito del cinevisualismo internazionale.
Il purismo cromodinamico di Risari sembra far
appello al goethiano “… che serve guardare senza
vedere…”, mentre questa fine di secolo aspira
all’assemblage visivo, all’accumulazione
semiotica, al mito dell’aktion kunst.
“La prima pittura fu unicamente una linea, che
contornava l’ombra di un uomo, fatta dal sole”,
scriveva Leonardo; l’ultima risulterà dal situare
un fenomeno di percezione visiva dello spazio in
termini di evento cromatico autopermutabile nella
relatività di interpretazione del processo
estetico di pertinenza visuale.
Con simile proposito Risari si dispone alla
gestione cromatica dell’attività plastica
nell’avvenire.
carlo belloli
1978
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hanno scritto di lui:
• bruno munari anni 75
• bruno munari 1977
• bruno munari 1987
• luciano caramel 1975
• carlo belloli 1978
•
autopresentazione anni 70
• autopresentazione 1975
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