piero risari pittore

Piero Risari - pittore - Opere,
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Piero Risari - Pittore -
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                                              visuale
Critica: Bruno Munari,Luciano
                                            Caramel, Carlo Belloli
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cromemi percettivi dell’atmosfera dinamica

Da un nucleo epicentrico Risari sviluppa rotatoriamente forme elementari cromescenti.
Il colore appare dematerializzato in una atmosfera luminosa, dinamica e pulsante, otticamente segnaletica.
Questi cromami si autogenerano da una sistematica distribuzione delle tonalità organizzate in campi vibratili con percezione di trasparenza spaziale secondo il metodo sottrattivo che dalla chiarezza ascende alla saturazione.
Sono metamorfosi cromodinamiche che non si identificano con una semplice traduzione del percepito, come attività puramente preparatoria e non problematica, ma delimitano l’insieme spazio-temporale evidenziandone la situazione caratteristica.
Così la pittura di Risari non risulta uno schema descrittivo momentaneo, ma può pretendere una maggiore validità espressiva.
Come fenomeni di dispersione cromatica, cioè di apparizioni di colori nell’area non dipinta, dove si manifestano per irradiazione, i cromami di Piero Risari presuppongono un tempo di osservazione attraverso il quale il colore, dematerializzato in atmosfera dinamica, è percepibile in termini di gradualità ottica.
Le dislocazioni epicentriche delle forme privilegiate da Risari entrano otticamente in vibrazione, vi si formano zone indifferenti e zone sensibili.
In questa pittura, spogliata da riferimenti intuitivi, ogni incidente soggettivo è escluso, mentre le progressioni e le permutazioni si sviluppano con rigore sistematico.
Nelle ricerche sulla rotazione del quadrato, che datano dal 1974, Risari raggiunge i limiti estremi dell’equilibrio tonale, evidenziando fenomeni di accelerazione ottica che suscitano movimenti consecutivi (after image) di tutto campo visivo.
La più recente pittura di Risari sviluppa una precisa conoscenza dei problemi della percezione visiva, dell’ambiguità visuale, proponendosi di intervenire sulle strutture reticolari e sulla compenetrazione cromovisiva, per graduazione di saturazione ottica, di sequenze triangolari.
L’ordito modulare di Risari assume implicazioni di intensità, luminosità e saturazione cromatica, che ne favorisce una percezione indipendente dall’angolo di incidenza della luce.
Queste griglie virtualmente testurate assumono ruolo di rapporto infinito, di ripetizione a intervalli spaziali costanti.
Sono sistemi di progressioni strutturali unitarie, di apparenza aritmetica più che matematica, dove i colori risultano impiegati attraverso serie sistematizzate.
Le susseguente modulari adottate da Risari perdono la propria individualità incorporandosi all’entità formale generale come particelle che la costituiscono e non assumono altra funzione denotativa oltre a quella di elemento o componente del tutto.
Un fattore indispensabile alla determinazione percettiva del campo-atmosfera cromovirtuale del dipinto è, appunto, la carenza di significati formali parziali, propri, intrinseci, delle microunità che si ripetono.
Per effetto di ripetizione regolare il significato individuale di ogni parte-settore deve fondersi con il tutto per produrre un significato-valore cromotestuale generale.
Nelle pitture ultime di Risari ogni elemento modulare non denota significati individuali ma il ruolo che assume nel contesto strutturale generale.
I cromemi di Risari sono situazioni visuali dove si verifica una trasformazione dell’immagine basilare per integrazione del movimento virtuale e del tempo reale.
Una pittura che formalmente identifica l’antecedente con il conseguente nell’attenta disposizione degli indici di luminosità dei diversi colori impiegati e negli accordi consonanti degli eventi cromatici suscitati.
Il campo visivo progettato da Risari realizza, talvolta, stati di armonia assonante intesa come una larga scala armonizzata di accordi multipli in cui i valori tonali si equivalgono a livello di saturazione e creano, per somiglianza o approssimazione strutturale, un accordo tonico valorizzato dall’organizzazione e dalla qualità degli altri accordi che funzionano come colore dominante e di passaggio.
Le relazioni formali di Risari vengono percepite in ragione di una differenza di colore o di luminosità dei campi che le definiscono.
L’orientamento lineare delle pitture di Risari, il loro dislocamento nello spazio, talvolta la loro trasformazione formale, determinano un movimento virtuale di tutto il campo visivo.
Partendo dalla mutua azione di contrasto simultaneo che un colore esercita sull’altro, il fenomeno delle vibrazioni e crepitazioni luminose evidenziate da Risari si afferma sequenzialmente involgendo tutti i colori che dalle varie forme partecipano alla totalità dell’area cromemica.
Anche troppo soavi, le gradualità cromatiche delle trasparenze proposte da Risari presentano uguale proporzione degli intervalli, così come le tre variazioni percettive (formato, densità e direzionalità) sono funzione di due varianti metriche: estensione degli elementi, estensione degli intervalli.
La strutturazione delle superfici dipinte da Risari si svolge in condizioni di regolarità, mentre i colori si denaturano progressivamente verso l’epicentro visivo, creando scale di posizionamento tensivo dei settori formali in susseguenza modulare di ripetizione e allineamento.
Risari sviluppa, oggi, progressioni policrome dove nell’elaborazione della superficie ogni elemento intrattiene un rapporto logico con l’insieme.
Il meccanismo di percezione delle immagini contestuali di Risari si avvale di sistemi combinatori e permutazionali di rigorosa programmazione e misura.
Epistemi della gradualità cromatica e luminosa, le pitture di Piero Risari possono collocarsi fra i contributi più determinati della nuova hard edge nell’ambito del cinevisualismo internazionale.
Il purismo cromodinamico di Risari sembra far appello al goethiano “… che serve guardare senza vedere…”, mentre questa fine di secolo aspira all’assemblage visivo, all’accumulazione semiotica, al mito dell’aktion kunst.
“La prima pittura fu unicamente una linea, che contornava l’ombra di un uomo, fatta dal sole”, scriveva Leonardo; l’ultima risulterà dal situare un fenomeno di percezione visiva dello spazio in termini di evento cromatico autopermutabile nella relatività di interpretazione del processo estetico di pertinenza visuale.
Con simile proposito Risari si dispone alla gestione cromatica dell’attività plastica nell’avvenire.

carlo belloli 1978

hanno scritto di lui:

• bruno munari anni 75
• bruno munari 1977
bruno munari 1987
luciano caramel 1975
carlo belloli 1978

• autopresentazione anni 70

autopresentazione 1975


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